Vengono utilizzati numerosi e sofisticati materiali sintetici (fra i quali
ricordiamo Mylar, Dacron e Trilam): i tessuti leggeri e porosi, tipici dei primi
modelli derivati dai paracadute da lancio, hanno lasciato il posto a tele più
rigide a porosità molto bassa; questa caratteristica li rende poco
idonei a sostenere lo shock di apertura ad alte velocità.
Il tessuto, inoltre, mostra sempre una fitta trama a reticolo quadrangolare
che ha lo scopo di distribuire uniformemente il carico e di impedire la
propagazione di piccoli tagli.
Il principale nemico della vela è il sole, o meglio le radiazioni
ultraviolette (U.V.) che esso emana. Per questo motivo non è consigliabile
lasciare il parapendio esposto ai raggi solari più di quanto richiesto dalle
normali operazione di volo: le lesioni da U.V. si esprimono, nelle fasi
iniziali, con una perdita di consistenza ed un "impallidimento" dei
colori. Un eccessivo invecchiamento si traduce, inoltre, in un aumento della
porosità che, nei casi estremi, può determinare una tendenza allo stallo
paracadutale (vedi); è dunque opportuno verificare o far verificare
periodicamente lo stato del tessuto, specie per ali usate.
Più realisticamente i danni alla vela possono derivare dal fatto che essa venga
tagliata da rametti, arbusti o rovi durante le operazioni a terra: ecco
perchè gli istruttori sottolineano l'importanza di non "trascinarla"
mai sul terreno e di adottare misure particolari nei decolli ricchi di tali
insidiosi nemici.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di cavetti in Kevlar
prestirato, in
Dyneema od in Vectran, ricoperti da materiale plastico: nei primi modelli,
infatti, dopo alcuni voli, i cavetti avevano la tendenza ad
"allungarsi" modificando sensibilmente le caratteristiche di sicurezza
dell'ala stessa; oggi tale "rischio" è annullato dalla operazione di
pre-stiramento, attuata direttamente dai produttori.
Con l'aumentare del numero di cassoni (e quindi di cavetti) la tentazione di
ridurre i diametri (minore resistenza in volo!) ha indotto alcuni produttori ad
utilizzare cavetti sempre più sottili, il cui vantaggio aerodinamico è spesso
superato dal rischio di rottura sequenziale (un cavetto dopo l'altro) in caso di
turbolenze che alterino la distribuzione del carico sui cavetti stessi.
Il carico di rottura di ogni cavetto, infatti, viene calcolato e prefissato in
relazione al loro numero complessivo: più cavetti ci sono minore è il carico
che ognuno di essi è chiamato a sopportare. Come per altre "macchine del
cielo", comunque, la caveria deve poter sopportare, nel suo insieme, circa
8 G. Tra le situazioni che possono danneggiare i cavetti ricordiamo i piegamenti
troppo drastici (piegamento a V) e la possibilità che subiscano lesioni
dirette: calpestati sopra ad una roccia, impigliati durante un decollo,
ecc..
Due cavi particolari sono i "freni", solitamente in nylon: per il
continuo sfregamento all'interno dell'anello che li guida, i freni sono il
principale punto di usura di una vela volata bene.
Il loro metodico controllo e la loro periodica sostituzione sono semplicemente
indispensabili per evitare di dover "guidare" con gli elevatori
posteriori.
Alcuni modelli sono dotati di trim che consentono di modificare la
lunghezza degli elevatori posteriori e, quindi, l'incidenza dell'ala in volo. Il
loro impiego non ha incontrato grande successo, soprattutto per la impossibilità
di "disinserirli" rapidamente in caso di problemi. La esatta posizione
dei trim dovrebbe essere sempre controllata, prima del volo, verificandone la
simmetria.
Lo speed system (o acceleratore) lavora in trazione ed è importante
verificarne la libertà di scorrimento e la assenza di grovigli o nodi che ne
renderebbero asimmetrica od impossibile l'azione.
In alcuni modelli, l'acceleratore, agisce su una piccola "barra di
distribuzione" che trasmette gli effetti a tutti gli elevatori che il
progettista ha ritenuto di poter trazionare in volo. A differenza dei trim,
l'acceleratore presenta il vantaggio di poter essere azionato e rilasciato in
modo rapido.
Triangolari od ovali, i moschettoni di acciaio (meglio) o di alluminio che
saldano l'ala alla selletta devono potersi chiudere e bloccare per mezzo di una
ghiera a vite. Sono di gran lunga la parte più sovradimensionata di tutta la
nostra attrezzatura e, se controllati prima di ogni volo, non daranno mai
problemi.
Essi devono, tuttavia, venire sostituiti se presentano segno di ossidazione
(patina bianca o nerastra) o se si osservano difficoltà all'avvitamento
(indice di una possibile deformazione). |